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Patrimoniale: cenni storici. I PARTE

L’argomento di una eventuale patrimoniale – me ne rendo conto – si caratterizza per essere molto spinoso date le forti implicazioni politiche che lo accompagnano. Non posso sapere se si presenterà una simile eventualità – come tutti, ovviamente, mi auguro di no – però, visto che il tema affiora periodicamente sui media, sui social e nel dibattito politico, ho trovato giusto scrivervi questo approfondimento. Sia per chiarire un po’ il quadro generale che per fornirvi qualche utile indicazione. 

Cominciamo con una breve panoramica storica per illustrare che cosa si intende con questo tipo di imposizione e quali potrebbero essere le sue caratteristiche perché, dai primi anni del secolo scorso e fino al secondo dopoguerra, si sono visti ben 4 interventi di questa tipologia: 

> il Governo Nittipresumibilmente per ovviare alle spese del primo conflitto mondiale, colpì il patrimonio netto delle persone fisiche e si articolò in una rateizzazione addirittura ventennale; 

> il Governo Mussolini, nel 1936 e nel 1940, colpì con due “iniziative” gli immobili delle persone fisiche e il capitale delle società; 

il Gabinetto De Gasperi, nel 1950, più o meno con la stessa impostazione delle precedenti, si rivolse al patrimonio delle persone fisiche e, nuovamente, ai capitali delle società. 

Gli anni seguenti, ovvero quelli del boom economico, hanno registrato un susseguirsi di imposte legate essenzialmente al settore immobiliare – prima INVIM poi ICI e, infine, IMU – con svariate sfumature di aliquote. Per non parlare del famigerato “prelievo forzoso” fatto nella notte fra il 10 e 11 luglio del 1992 che tolse il 6 per mille da depositi bancari, postali dai conti correnti: allora rimasero fuori dal perimetro solamente i soldi investiti in risparmio gestito. 

Guardando all’Europa attuale, la situazione non appare molto diversasvariate tipologie di tassazionecon relative diversità di aliquota e di situazioni, colpiscono quasi sempre il patrimonio immobiliare etalvolta, anche l’intero patrimonio delle persone fisiche. 

Giusto per avere un quadro di insieme nella tabella allegata viene illustrato come si ripartisce il prelievo fiscale sul patrimonio suddiviso nelle varie componenti del medesimo: il grafico riguarda i paesi OCSE e fa comparire anche la pressione fiscale in modo da poterla confrontare con la tassazione patrimoniale. 


Figura 
1 – Fonte OCSE 

Il nostro Paese, ad oggi, evidenza una pressione fiscale fra le più alte in concomitanza con una bassissima attenzione ai patrimoni (ricchezza netta) e alle successioni nonostante siamo forse il popolo più patrimonializzato. 

Tornando ancora all’Europa, l’intendimento che si registra nell’approccio delle politiche di sviluppo, e quindi anche di sostenibilità fiscale, va nella direzione di ridurre il prelievo su redditi e capitali e di rivolgersi invece verso consumi e immobili. Da tale spostamento ci si attende una più libera circolazione dei capitali (evitandone così anche le fughe), e l’attrazione di nuovi, unitamente alla riduzione delle diseguaglianze sociali. 

C’è naturalmente una logica in tutto questo per quanto concerne gli immobili: la loro tassazione non impatta né con la produttività  con gli investimenti ma rimane staccata dalla ciclicità degli andamenti dell’economia ed è particolarmente adatta per finanziare gli enti locali. 

Tutto il ragionamento va a completarsi con la riforma del catasto che prima o poi giungerà al suo termine. 

Claudio Cavallo