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Quali sono le policies internazionali per l’evoluzione della finanza sostenibile? Scopriamole insieme!

Nel precedente approfondimento, vi ho detto che le decisioni politiche provenienti da istituzioni di rango mondiale e europeo possono farsi promotrici dello sviluppo sostenibile. Ma quali sono le principali policy actions internazionali per l’evoluzione della finanza sostenibile?

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite
L’Agenda 2030 dell’ONU è stata adottata formalmente nel 2015 e, insieme all’Accordo di Parigi sul Clima di cui parleremo fra poco, rappresenta il quadro di riferimento per le tematiche legate allo sviluppo e alla finanza sostenibile.

Un piano ambizioso, non c’è che dire, di natura economica, sociale e ambientale che rappresenta l’espressione condivisa dei bisogni e delle aspettative di una moltitudine di stakeholder (considerate che ha ricevuto il supporto di 193 Paesi per costituirlo).
Il principio fondamentale è il raggiungimento di una più alta qualità di vita per ogni singolo cittadino del mondo attraverso l’interdipendenza che esiste tra sviluppo economico, sociale e tutela ambientale.

Inutile perderci nell’analizzare punto per punto le assunzione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile (è articolata in 17 obiettivi e in 169 sotto-obiettivi!) sappiate però che si tratta di:
– un piano universale in quanto rivolto a qualunque nazione, settore produttivo, organizzazione e tipo di business
– un piano composto di obiettivi di natura interconnessa e integrata che implica che vi siano delle possibili sinergie tra diversi obiettivi finali

Un esempio pratico? L’obiettivo che propone la promozione della crescita economica, della piena e produttiva occupazione e di un lavoro dignitoso per tutti contribuisce anche ai progressi nel perseguimento dell’obiettivo di azzeramento della povertà e della fame!

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs)

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono in tutto 17:
1. No povertà, ponendo fine a ogni forma di povertà
2. Fame zero, raggiungendo la sicurezza alimentare, migliorando la nutrizione e promuovendo un’agricoltura sostenibile
3. Salute e benessere, per tutti e a tutte le età
4.  Istruzione di qualità, che sia equa e inclusiva e per tutti
5. Uguaglianza di genere
6. Acqua pulita e igiene
7. Energia pulita e accessibile
8. Lavoro dignitoso e crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile
9. Promuovere un’industrializzazione inclusiva e sostenibile, promuovere l’innovazione e la costruzione di infrastrutture resilienti
10. Ridurre le disuguaglianze
11. Rendere le città inclusive, sicure e sostenibili
12. Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo
13. Adottare azioni urgenti per combattere il cambiamento climatico
14. Conservare oceani, mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile
15. Proteggere, ripristinare, favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre
16. Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile offrendo l’accesso alla giustizia per tutti
17. Rafforzare i mezzi per implementare e rivitalizzare / rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile

L’Accordo di Parigi sul Clima

Infine, ma non per importanza, desidero proporvi alcune informazioni sull’Accordo di Parigi sul Clima: il primo accordo mondiale sul clima finalizzato a rafforzare la resilienza ai cambiamenti climatici e a limitare il riscaldamento globale.
È stato adottato nel 2015, coinvolge oltre 190 Paesi ma è divenuto vincolante per i suoi firmatari solamente un anno dopo.

L’Accordo di Parigi sul Clima si è fissato prima di tutto un obiettivo quantitativo: mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2°C in più rispetto ai livelli preindustriali (quindi ci stiamo riferendo alla fine del 1800).
A quanto appena scritto, si sono aggiunti altri obiettivi – di tipo qualitativo – quali l’aumento della capacità di fronteggiare gli impatti avversi del cambiamento climatico e di perseguire una transizione verso uno sviluppo a basse emissioni di gas serra e quello di rendere i flussi finanziari coerenti con un percorso di riduzione delle sopra-citate emissioni. Le proiezioni lasciano supporre che l’obiettivo non venga centrato.

E poi non dimentichiamo che la sensibilità alla problematica del cambiamento climatico non è uniforme: vi ricordate la decisione di Donald Trump di notificare il ritiro degli USA dall’Accordo nel novembre 2019?

Un aspetto cruciale dell’Accordo di Parigi è rappresentato dai Piani di Contribuzione Nazionale attraverso i quali ciascun Paese indica alla segreteria il proprio sforzo per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e per affrontare il cambiamento climatico.

I Piani di Contribuzione Nazionale vengono rivisti/rivalutati ogni 5 anni con l’idea, proprio per rafforzare l’ambizione nel tempo verso il traguardo finale dell’Accordo di Parigi, che un piano successivo rappresenti una progressione rispetto al precedente.

Il primo Piano di Contribuzione dell’Unione Europea – da attuarsi entro il 2030 – sapete in cosa consiste? Nella riduzione di almeno il 40% delle emissioni di gas ad effetto serra rispetto al 1990!

Claudio Cavallo