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Riusciremo a cambiare rotta prima che sia troppo tardi?

Da oggi in avanti, tutti gli aggiornamenti che pubblicherò in questa sezione del sito parleranno di finanza e sviluppo sostenibile. Ma prima, una domanda: secondo voi, il sistema economico-finanziario nel suo complesso, può permettersi di restare a guardare il manifestarsi di rischi di natura ambientale, di ordine sociale o relativi alla governance di impresa?

Assolutamente no! E sapete perché? I primi due elementi costituiscono delle serie minacce per la competitività di quello economico e per la stabilità di quello finanziario mentre – parlando di governance di impresa – dobbiamo tendere a renderla il più trasparente possibile, migliorandone l’approccio etico.

RISCHI DI NATURA AMBIENTALE
Le conseguenze socio-economiche che un evento climatico – come uragani, tifoni, cicloni – può portare con sé sono le più svariate, basti pensare al settore agricolo o a quello ittico. Lo sapevate che possono anche arrivare a assorbire una quota significativa del PIL dell’area che colpiscono?

Il comparto finanziario non può permettersi di rimanere a guardare perché ne risentirebbe (e non solo per le ripercussioni sulle proprietà assicurate): le persone – perché è dell’Uomo che ci interessa parlare – residenti in un luogo colpito da un accadimento del genere (spesse volte) rimangono senza un tetto sotto cui vivere o sono bisognose di assistenza…

ORDINE SOCIALE
Sul piano sociale, chi viene colpito da un evento climatico di grosse proporzioni, rappresenta solo la punta della piramide perché sappiamo tutti quanto le situazioni di discriminazione di per sé facciano dubitare della qualità della crescita economica e portino al radicamento della povertà (minando la possibilità di una crescita inclusiva). Dove si nascondono queste situazioni? Molto semplicemente dietro forti disuguaglianze di reddito e di istruzione: le barriere di genere non aiutano l’utilizzo della forza lavoro e della sua produttività.
E neppure la crescita economica.

GOVERNANCE D’IMPRESA
Quali sono gli aspetti relativi alla governance di impresa? Molto banalmente, in questo caso ci rivolgiamo a quelle frodi e scandali che determinano ingenti danni reputazionali capaci di mettere a repentaglio l’azienda stessa e i suoi rapporti con gli stakeholder.

È giunto il momento che impariamo a orientare i modelli di business verso un rapporto corretto con l’ambiente e la società facendo si che:

– divengano più virtuosi dal punto di vista dell’impatto ambientale e sociale
– non producano ferite e maltrattamenti all’ambiente naturale e sociale, anzi, che siano più attenti e sensibili alla loro cura

In che modo? Mettendosi in discussione e rendendo traballante la rincorsa sfrenata alla massimizzazione del profitto immediato come esclusiva considerazione alla base delle decisioni economiche!

Ho già parlato diverse volte di cambio di paradigma culturale, non solo a livello aziendale perché è la partecipazione del singolo a fare la differenza, orientando i nostri parametri di valutazione verso lo sviluppo e la finanza sostenibile. Ma non vi ho mai parlato del “paradigma delle 3P” che rappresenta il punto di passaggio da una visione tradizionale a quella di valore condiviso (shared value). Di cosa sto parlando? Scopritelo nell’infografica che ho disegnato per voi!

Proviamo a fare un passetto in più “superando” il modello delle 3P e approdando al paradigma di valore condiviso? Questa visione – introdotta nel sistema economico – finanziario (solo) nel 2011 – ben inquadra come un’impresa possa rafforzarsi oggigiorno: un’impresa cresce e si consolida (e, quindi, diventa competitiva) se è in grado di creare valore e produrre benefici per la comunità nella quale opera, sostenendola nell’affrontare le sfide che le si parano davanti.

Un modo di ragionare che riconosce che non esistono solo gli azionisti ma anche altri stakeholder: le persone.

Finora abbiamo posto l’accento sui rischi di natura ambientale e sulle conseguenze che possono portare con sé ma non abbiamo ancora approfondito IL rischio di natura climatica più temuto dal comparto economico-finanziario planetario: il cambiamento climatico!
“Climate change” non è una dicitura neutra bensì porta con sé un’accezione negativa che identifica il danneggiamento subito dal clima, un deterioramento la cui origine è attribuibile solo ed esclusivamente all’uomo.

Quanto sono aumentate le temperature massime nei giorni più caldi dell’anno? E le minime nei più freddi? Di quanto è aumentata la frequenza dei giorni caldi in un anno? La (dura) verità è che le ondate di calore che noi percepiamo – e associamo al cambiamento climatico – producono ulteriori conseguenze che determinano danni significativi per le nostre vite e per le attività economiche.

Pensiamo al graduale scioglimento dei ghiacciai, all’innalzamento del livello dei mare e alla crescente desertificazione di aree in cui stanno pressoché scomparendo la flora e la fauna.

Claudio Cavallo