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Da un tema piuttosto delicato quale è la tutela delle persone non autosufficienti a una nuova certificazione: due buoni motivi per non perdersi questo approfondimento!

Ho una persona non autosufficiente di cui mi occupo, cosa succederà dopo la mia scomparsa?

Questo è un tema talmente delicato emotivamente per chi è coinvolto in maniera diretta in una situazione del genere, che ho deciso di soffermarmi solamente sugli aspetti pratici, evidenziandovi alcuni tratti relativi alla legge cosiddetta del “Dopo di Noi”.

In questo testo, introdotto nel 2016, è stato creato un quadro di riferimento atto a regolare alcune soluzioni (già presenti nel nostro ordinamento) a tutela dei soggetti affetti da gravi disabilità: sostanzialmente sono stati individuati alcuni strumenti che ne garantiscono i mezzi e i modi per l’assistenza, l’autonomia e l’indipendenza, ovviamente in funzione della loro futura sopravvivenza rispetto ai genitori o ai familiari.

La norma prevede sia interventi pubblici che privati: sono proprio questi ultimi che approfondiremo quest’oggi poiché accompagnati da sgravi fiscali.

Gli strumenti che vengono richiamati sono essenzialmente tre: la costituzione di un TRUST, il vincolo di destinazione (art. 2645 ter del codice civile) e la costituzione di fondi speciali disciplinati con contratto di affidamento fiduciario.

Non scenderemo nel dettaglio di ciascuno ma evidenzieremo soltanto alcuni importanti tratti comuni a tutti sottolineando fin da subito che i beni conferiti in questi strumenti sono esenti da imposte di successione e donazione.

Gli atti costitutivi di tali veicoli devono essere redatti con atto pubblico, portare chiara indicazione dei soggetti coinvolti con i rispettivi ruoli e indicare:

> i bisogni specifici delle persone portatrici di disabilità e le attività assistenziali necessarie a garantire la loro cura e assistenza;
> gli obblighi cui sono tenuti i soggetti incaricati della gestione, vale a dire gli obiettivi di benessere che devono essere perseguiti e l’obbligo di adottare ogni iniziativa idonea a salvaguardare i diritti dei disabili coinvolti;
> le modalità di rendicontazione a carico dei soggetti incaricati della gestione, visto che i beni confluiti in tale perimetro giuridico dovranno essere destinati esclusivamente alle attività assistenziali;
> i soggetti preposti al controllo delle obbligazioni a carico di coloro che devono gestire i fondi e adempiere agli atti gestionali individuati.
> ultimo, ma non per importanza: dovrà comparire il termine finale del TRUST o del vincolo di destinazione o dell’affidamento fiduciario che dovrà corrispondere con la data di morte del soggetto tutelato.

Senza la pretesa di addentrarmi in discussioni giuridiche, quest’oggi desideravo solamente sottolinearvi la presenza di soluzioni molto precise e efficaci nell’accompagnare i più deboli nel proprio percorso di vita preservandone dignità e autonomia.

Il consulente patrimoniale

Guardando a ritroso al percorso da poco concluso per ottenere la certificazione di Consulente Patrimoniale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ho riconosciuto alcuni temi ricorrenti, li definirei un “filo conduttore” nell’ambito delle svariate situazioni che la vita ci propone.

È mio desiderio, quest’oggi, condividerli con voi per commentarli insieme:

> La mancanza – piuttosto diffusa – di una visione di insieme dell’intero patrimonio.

Liquidità, investimenti, immobili, quote di azienda, etc. sono tutti elementi che concorrono a formare i nostri beni e, non tener conto di tutto, non ci consente di vedere le opportunità che si potrebbero cogliere in funzione di una migliore conservazione o accrescimento.

Troppo spesso si interviene a fronte di problematiche specifiche con l’ausilio di bravi professionisti ma pur sempre con una visione piuttosto periferica.

> I patrimoni degli Italiani sono orientati in modo preponderante verso gli immobili.

Quasi sempre, tale componente è datata e genera costi e inefficienze, anche se non sempre immediatamente percepibili.

Molte parti del nostro patrimonio immobiliare potrebbero essere sostituite con altre più funzionali oppure si potrebbe cambiare la strategia di utilizzo, anche attraverso mutazioni di destinazione.

> Il patrimonio non viene quasi mai osservato in modo dinamico e fluido.

Ovvero corredato con tutti quegli accorgimenti strategici o tattici che ne rendono più semplice e meno gravosa la sua transizione agli eredi, o a coloro che subentreranno nella gestione, soprattutto dal punto di vista fiscale.

> Dove siamo in presenza di aziende, o a quote di partecipazione in aziende, si affaccia immancabilmente il problema delicatissimo del passaggio generazionale. E, altrettanto puntualmente, la vicenda viene rimandata o non affrontata.

Così facendo, si perderanno importanti occasioni per pianificare una transizione senza traumi capace di dare continuità all’attività di impresa e, soprattutto, di soddisfare le aspettative di tutti gli attori coinvolti. Compresi coloro che non appaiono interessati a ruoli manageriali o di gestione nell’ambito della compagine societaria.

Le casistiche che ho esaminato lungo il mio percorso formativo hanno rafforzato in me la convinzione che, qualunque sia la problematica da dirimere, una visione olistica del patrimonio sia necessaria.

Sarà importante certo iniziare dalla mappatura e dall’esame di tutte le componenti ma il risultato andrà poi focalizzato su soluzioni di insieme che daranno vita a una strategia di profilo superiore: un’attività ben diversa (e che va molto oltre) la consueta allocazione delle risorse finanziarie di un portafoglio. E che comporta una responsabilità e una presa in carico ben maggiore di molti aspetti della vita di un cliente.

Cosa significa investire su un mercato privato? Scopriamo un nuovo approccio!

Investire sui mercati privati rappresenta un approccio e una metodologia completamente diversi rispetto agli strumenti finanziari che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi insieme.

Molto semplicemente, con questo sistema andremo a investire i nostri soldi direttamente presso realtà aziendali di ottimo potenziale e lo faremo con l’ausilio di un team di specialisti altamente qualificati che selezioneranno per noi le migliori opportunità. Ovviamente non saremo soli ma con altri investitore che, come noi, avranno scelto di aderire a questa formula.

In pratica, potremmo diventare soci di capitale di un’azienda per una quota oppure potremmo prestarle le risorse per sviluppare progetti di crescita. Talvolta, potremmo addirittura partecipare a grandi operazioni immobiliari: sono davvero tante le formule e le caratteristiche delle operazioni che si possono trovare in questo ambito.

L’elemento forte di novità risiede nelle modalità con cui si costruisce il processo di investimento: il conferimento del capitale può avvenire in un’unica soluzione o gradualmente e – cosa ancora più interessante – il percorso graduale di rientro inizia già dopo pochi anni riportandoci una quota interessi che si rivela sempre piuttosto gratificante.

Un tempo, questo tipo di operazione era riservata a apporti importanti mentre recentemente sono stati introdotti tagli decisamente più accessibili che consentono a molti più investitori di partecipare a un’iniziativa del genere.

È importante che sappiate che si tratta di un approccio connaturato con un certo grado di sofisticazione e – pertanto – inadatto a investitori con conoscenze e esperienza più basiche. Inoltre, non dimenticate che anche questo strumento si deve integrare con le altre componenti del nostro portafoglio andando a completare una casella nell’ambito di una diversificazione il più ampia possibile.

Claudio Cavallo