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Il fattore tempo

Notoriamente il tempo rappresenta uno dei fattori che scandisce lo svolgersi della nostra esistenza. Banale ricordarlo? Non credo perché spesso ciò che ci procura ansia nell’attuale stile di vita è la sua gestione o, meglio, l’utilizzo che ne facciamo. 

La sensazione diffusa è quella di non disporne mai in quantità sufficiente per fare le cose che ci siamo prefissati oppure per svolgere i compiti che la società ci richiede. Ma, a questo riguardo, cosa succede invece nel mondo della finanza? O, meglio, come impatta questo fattore nel nostro personale mondo finanziario?

Se è vero che investendo del denaro ci aspettiamo che lo stesso lavori per noi e produca risultati importanti, è altrettanto vero che anche il tempo contribuisce alla performance e, quindi, anch’esso lavora nel nostro interesse. 

Come approcciare questo particolare aspetto?  

La chiave di tutto, a differenza delle frenesie quotidiane, è la pazienza. 

Uno degli errori che sovente si commette risiede nel fatto di controllare con troppa regolarità il proprio portafoglio: un atteggiamento che ci focalizza su un intervallo troppo breve, e quindi poco significativo, ma che soprattutto ci induce a derive emotive che sono l’esatto contrario di ciò che andrebbe fatto.  

Correggere continuamente il tiro, illudendoci di poter anticipare i futuri movimenti, è un atteggiamento a dir poco svantaggioso.

> Chiariamo meglio il concetto con un esempio pratico 

Guardando agli indici di borsa sia americani che europei, si nota che la performance realizzata in un decennio dai suddetti listini risulterebbe più che dimezzata se si perdessero i migliori 5 giorni di contrattazioni. Sarebbe addirittura negativa, o pesantemente negativa, se si restasse fuori dai mercati rispettivamente per i migliori 10, 20 o 30 giorni di contrattazione. 

Considerando che ci sono circa 250 giornate di contrattazione in un anno e che, in dieci anni, ammontano a 2500, risulta praticamente impossibile immaginare di individuare quelle che genereranno realmente la performance. 

In conclusione, tutto dipende dal tempo che passiamo nel mercato e non dal singolo momento. 

> Il tempo è (anche) galantuomo! 

Ho volutamente ricercato un esempio centrato sui mercati azionari perc sono quelli più performanti e, quindi, che andrebbero utilizzati per obiettivi di medio lungo periodo dove, nuovamente, l’importanza di una corretta impostazione del fattore tempo diventa fondamentale.  

Non escludiamo però che, anche nella gestione di intervalli temporali più brevicollegati a esigenze ravvicinate, la pazienza – unita a una giusta prospettiva – consentirà anche a un portafoglio più bilanciato o molto protetto, il raggiungimento degli obiettivi auspicati. 

Il detto che il tempo è denaro è più che mai vero ma senza dimenticarci che il tempo è (anche) galantuomo! 

Claudio Cavallo