Parlando di benessere entriamo in un territorio molto diversificato, composto da innumerevoli sfumature perché i bisogni, le aspettative, gli approcci di filosofia di vita che contraddistinguono ciascuno di noi sono differenti e variegati. Ciò che però rimane incontrovertibile è il fatto che, alla base del concetto di benessere, e del suo mantenimento nel tempo, ci deve essere una visione di base e una strategia.
Il problema risiede quasi sempre in una allocazione non ottimale delle nostre disponibilità finanziarie, in altre parole, nel cosiddetto fai da te. La pandemia ha inoltre aggiunto ulteriori (e sacrosante) preoccupazioni che hanno generato un accentuarsi della tendenza all’accumulo di risparmio: pensate che si stimano circa 1600 miliardi parcheggiati sui nostri conti correnti.
In uno contesto piuttosto complicato come quello attuale, sarà più che mai opportuno approcciare il tema della tutela del nostro benessere in modo ampio e con largo respiro: non è necessario (anzi si dovrebbe evitare) detenere cifre importanti ferme sui nostri conti correnti perché non si sa mai oppure fare scelte di investimento completamente slegate dai nostri obiettivi e (magari) centrate su mode del momento o su prodotti apparentemente innovativi.
Se guardiamo alle varie fasi del ciclo della nostra vita – inizio della carriera lavorativa, maturità professionale, pensionamento, … – è possibile individuare il giusto mix di soluzioni assicurative e finanziarie che ci permettano una congrua protezione da alcuni rischi e, successivamente, la possibilità di accumulare e programmare obiettivi finanziari da raggiungere.
> Un esempio concreto
Come d’abitudine, anche su questo tema desidero farvi un esempio concreto: immaginiamo una giovane coppia con figli ancora piccoli dove il marito è il maggiore percettore di reddito, in questa situazione la priorità sarà proteggere il capitale umano di quest’ultimo in quanto principale artefice del sostentamento della famiglia.
Un’assicurazione sulla vita tarata sugli anni mancanti al completamento degli studi dei figli sarebbe una scelta di assoluto buon senso, relativamente poco dispendiosa e, direi, quasi imprescindibile.
Con le risorse che non saranno più vincolate sul fronte improprio del non si sa mai, e quindi improduttive, si potrà pianificare un percorso di lungo periodo in ambito finanziario: posso predispormi ad accumulare le somme necessarie agli studi universitari dei figli oppure iniziare un percorso di previdenza integrativa per mantenere il mio tenore di vita anche nel momento in cui cesserà la mia attività lavorativa. Oppure, semplicemente, avrò più risorse disponibili per consumi o per fare investimenti mirati all’accrescimento del mio portafoglio.
Come è facile intuire, le casistiche in questo ambito sono infinite e puntualmente accoppiate al momento che ciascuno di noi sta attraversando rispetto al ciclo di vita, alla situazione familiare e ai propri progetti e obiettivi.
Considerando anche la attuale fragilità dei sistemi pensionistici e sanitari, pensare comunque a qualche forma di protezione integrativa potrebbe essere un fattore da valutare in ogni caso, indipendentemente dal nostro percorso di singolo individuo. Penso in particolar modo all’allungarsi dell’aspettativa di vita che potrebbe generare necessità di cure e assistenza ma anche ai nuovi consumi che interessano la terza età.
> Essere consapevoli per tutelare il nostro benessere
Prima di concludere sintetizzo gli spunti che ho offerto in queste poche righe riallacciandomi al concetto di consapevolezza correlato al mantenimento del benessere che ho approfondito nella mia newsletter mensile: essere consapevoli presuppone una presa di coscienza e l’assunzione di una visione coerente, due i caposaldi su cui gli obiettivi di ciascuno di noi dovrebbero poggiare.
Il mio consiglio per metterci sulla strada giusta? Quello di scaricare sull’esterno i rischi che non avrebbe senso coprire con il nostro patrimonio – immobilizzato o messo a rischio – e di finalizzare il risparmio verso una meta coerente con la nostra visione di fondo.