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Dagli approcci sostenibili alle assicurazioni passando per l’arte contemporanea: gli interventi di Maggio 2021!

Perché dovrei sposare un approccio sostenibile nei miei investimenti?

Sono intervenuto spesso (e volentieri!) sul tema ESG, gli investimenti legati al concetto di sostenibilità. In questo intervento, vorrei provare a approfondire l’argomento andando un po’ oltre le definizioni generali.

Perché è così importante questo cambio di paradigma e quali impatti determina sul comparto finanziario e, di conseguenza, sugli investimenti dei risparmiatori? I rischi di natura ambientale, di ordine sociale e quelli relativi al governo di impresa costituiscono severe minacce per il sistema economico finanziario nel suo complesso.

Vediamo qualche esempio concreto:

> rischi di natura ambientale: se pensiamo a un evento climatico impattante come un uragano o un tifone (purtroppo sempre più frequenti), riscontriamo un danno ingente al settore agricolo dell’area colpita che andrà a assorbire una quota significativa del PIL di quella zona.

Di conseguenza, il comparto finanziario non potrà rimanere indenne in quanto le compagnie assicurative si ritroveranno a risarcire perdite rilevanti alle proprietà devastate.

> rischi di ordine sociale: anche su questo pianto, un evento climatico del calibro di un uragano o un tifone causerà danni ingenti: basti pensare alle numerose persone che potrebbero ritrovarsi senza un tetto e saranno bisognose di assistenza o a chi sperimenterà inevitabilmente un declino del proprio reddito.

Questo evento impatterà fortemente sul benessere delle popolazioni minandone la crescita economica e un percorso di sviluppo inclusivo.

> governo di impresa: anche questo aspetto può incidere pesantemente poiché frodi e scandali conducono a pesanti danni reputazionali capaci di compromettere la “salute” dell’attività aziendale e delle risorse di chi ha creduto e investito nell’impresa stessa.

In un simile scenario, Governi, Imprese e singoli Cittadini orienteranno le proprie decisioni nella direzione indicata dall’approccio sostenibile: si tratta di un processo già avviato irreversibilmente al punto che recenti studi evidenziano i costi di non adeguamento per le imprese.

Il cittadino e, in particolare, il risparmiatore hanno un grande ruolo su questa vicenda: dovranno in prima battuta prendere coscienza di questa tendenza e, una volta interiorizzato il nuovo corso, farsi parte attiva del cambiamento indirizzando i propri risparmi verso impieghi congruenti con il nuovo paradigma.

Ed è a questo punto che entra nuovamente in gioco il consulente finanziario che dovrà essere capace di accompagnarli nella scelta fornendo – oltre alle classiche e puntuali informazioni di carattere strettamente finanziario – le precisazioni inerenti agli impatti dell’investimento sui capitoli extra finanziari.

A mio modesto avviso un bel salto culturale ed una grande possibilità per tutti di incidere in qualche modo su grandi temi che riguardano il futuro planetario!

 

“Cosa conviene assicurare?”

Per parlare di polizze assicurative, ho deciso di avvalermi del supporto del Dottor Paolo Pansa di cui, prima di pubblicarne l’intervento, riporto una breve introduzione come libero professionista del settore: il Dottor Pansa è un consulente assicurativo laureato in Economia e Commercio. Negli anni, si è occupato a lungo di marketing e comunicazione presso un’importante multinazionale prima di dedicarsi alle assicurazioni.

Il bisogno di protezione che deriva da questa domanda è alla base delle nostre esigenze nella gestione dei progetti di vita ma… si tratta di un’opportunità o di una necessità?

Premorienza, non autosufficienza, scoperture della previdenza pubblica impattano sia sulla nostra autonomia finanziaria che sul nostro patrimonio (riducendolo o, addirittura, azzerandolo) e possono sconvolgere i progetti in corso cambiando la nostra vita futura e quella dei nostri familiari.

Affrontiamo quindi, senza scaramanzie, queste situazioni chiedendoci come poter tutelare il nucleo familiare: penso, ad esempio, a un capofamiglia monoreddito con figli in età scolare e il coniuge non indipendente economicamente oppure a come far fronte a impegni economici assunti senza che altri ne vengano coinvolti.

Il nostro compito è quello di supportarvi nell’analisi della situazione di partenza, mettendo a fuoco priorità e eventuali scoperture, e di individuare le soluzioni assicurative che meglio rispondano alle vostre esigenze di tutela (da una parte) e che valorizzano correttamente il capitale umano (dall’altra).

Le polizze di rischio puro, per essere pratici, ci consentono di destinare le somme ai beneficiari che scegliamo e offrono benefici fiscali importanti, sia di deduzione del premio dal reddito a chi le stipula sia ai beneficiari stessi perché sono esenti IRPEF.

“Nessuno corre un rischio se sa di correrlo” ci dice Daniel Kahneman, psicologo Premio Nobel per leconomia, e “pensare per tempo come scaricare dal nostro patrimonio i rischi più importanti è lungimirante e conveniente” aggiungo io.

“Fate anche consulenze sull’arte?”

Anche in questo ambito, ho deciso di avvalermi del contributo di una professionista affine al mondo degli investimenti, la gallerista Raffaella De Chirico con la quale abbiamo fatto qualche considerazione sulla componente ARTE nell’ambito di patrimonio.

Ma prima, una breve introduzione: Raffaella De Chirico ha aperto nel 2011 la sua prima galleria d’arte (oggi le sedi sono due, Torino e Milano) dove ha incentrato fin da subito l’attività sulla produzione e realizzazione di progetti pressoché inediti sul territorio nazionale che privilegiassero giovani artisti seppur tratti anche artisti storicizzati.

Parallelamente ha sviluppato un altro “ramo d’azienda” dedicandosi all’advisoring per gli investimenti e alla costruzione di collezioni maggiormente focalizzate sull’arte moderna.

ARTE E MERCATO DELL’ARTE
TRA CULTURA E PRAGMATISMO
di Raffaella De Chirico

Esistono ambiti lavorativi in cui elementi che potrebbero sembrare ossimorici ad una lettura superficiale, nella pratica rivelano invece una efficace simbiosi. Da qui la scelta di associare nel titolo di questo articolo arte e mercato, cultura e pragmatismo.

Quello che viene genericamente definito “mondo dell’arte”, è una filiera complessa nella quale operano attori specifici con competenze, mansioni e indirizzi spesso rappresentati da eccellenze.

Ed è un mondo molto pragmatico, che deve cercare di intersecare l’aspetto culturale a quello economico, finanziario e commerciale.

È piuttosto comune l’equazione Arte=Museo ed il prestigio che ne deriva dall’istituzionalizzazione dell’arte, ma come si arriva alla tanto auspicata coda davanti ai musei?

Una mostra, museale o presso una Fondazione privata o una galleria, si confà di collaborazioni varie a seconda della tipologia di esposizione. Se l’artista è vivente, probabilmente la partecipazione alla costruzione del progetto sarà attiva personalmente e/o coadiuvata dalla galleria d’arte che lo rappresenta. Se l’artista non è più in vita, ci saranno dei prestiti di opere da parte degli Archivi o Fondazioni che si occupano del lascito dell’Artista; oppure da parte di collezionisti privati che hanno acquistato delle opere e permettono che parte della loro collezione sia destinata alle esposizioni.  Concretizzato il progetto, le opere andranno probabilmente incorniciate, trasportate, allestite ed assicurate. Molteplici le filiere già citate, spesso aziende private forse poco poetiche ma molto prosaiche (e soprattutto indispensabili) che intervengono nell’iter culturale ed espositivo.

Continuando ad andare a ritroso, come avviene che un Artista ed una galleria inizino a collaborare? Attraverso un curatore od un critico d’arte per esempio, che ritenga opportuno promuoverne il lavoro anche supportando con testi critici e una visione curatoriale della ricerca presente e individuandone le prospettive future; visitando un evento fieristico; più di recente attraverso i Social Network.

La galleria dunque, individuato un Artista che si pensa comprenda quelle caratteristiche ritenute idonee al progetto ( e così simili a quelle di “normali lavoratori”: talento, affidabilità, onestà, desiderio di crescita e di realizzazione personale) investe sulla sua figura, promuovendone il lavoro con collezionisti, critici d’arte e curatori ed ovviamente collezionisti che ne acquisiscano i lavori. O assumano i costi di produzione di opere particolarmente impegnative dal punto di vista economico. Forse a questo punto il termine “mecenatismo” diventa meno obsoleto e aleatorio ma assume una connotazione contemporanea e pragmatica.  L’evento fieristico  di qualità (a pagamento, per la galleria)  consente (se ha risultati di vendita favorevoli), di allargare il bacino di contatti ed ovviamente le possibilità di vendita.

Se è una favola a lieto fine, probabilmente quel collezionista che si è affidato al suo istinto ma anche alla professionalità del consulente che lo ha seguito e consigliato,  in futuro presterà alcune delle sue opere al museo od alla fondazione per la mostra, in occasione della quale verrà magari pubblicato un catalogo, che sarà economicamente di supporto alla casa editrice e che probabilmente darà prestigio all’opera d’arte in esso contenuta, creandone una “storia” bibliografica ed espositiva.

Cercando di semplificare il più possibile un iter che è nella realtà davvero complesso, il tentativo finora è quello di cercare di illustrare dinamiche lavorative spesso conosciute solo agli addetti ai lavori. I media si limitano ad annunciare i risultati d’asta milionari, creando anche una percezione negativa e di “bolla” finanziaria che, se talvolta corrisponde a verità, non tiene in considerazione invece la serietà e l’abnegazione che stanno dietro a risultati non necessariamente da prima pagina.

Costruire una collezione può essere innanzitutto molto divertente, perché nei contesti sani, l’arte si può fare molto sul serio senza prendersi eccessivamente sul serio. Ma è anche frutto di studio e di passione, che spazia dalla storia dell’arte all’economia, alla finanza e alla geopolitica. E certo, l’arte può dare delle soddisfazioni economiche, talvolta di una certa consistenza. Sono stati molti coloro i quali, spaventati dalle oscillazioni violente della Borsa dell’ultimo anno, hanno ripiegato in investimenti d’arte, quanto meno per vederne appagato il lato estetico e di fruizione diretta e personale.

In sostanza dunque, a seconda dei vari ambiti, di cultura si dovrebbe parlare con un certo pragmatismo, possibilmente senza che la parte di democratica divulgazione e di capacità di nutrimento ed innovazione ne venga intaccata. La cultura va supportata, perché un elemento possa essere accrescitivo per l’altro, in maniera efficacemente simbiotica.

 

“Ho sentito parlare di finanza comportamentale: cosa c’entra la psicologia con l’economia?”

Quando un po’ di tempo fa vi ho accennato il discorso relativo alla finanza comportamentale (trovate qui l’intervento completo: https://www.claudiocavallo.it/finanza-comportamentale-le-trappole-emotive/), vi ho raccontato che – contrariamente a quanto si possa pensare – le scelte degli investitori non vengono quasi mai dettate da processi cognitivi razionali, completi di analisi e scelte basate su criteri oggettivi.

Ciò che incide pesantemente sulle nostre decisioni è la sfera delle emozioni che sovente ci porta a decisioni molto distanti dall’asetticità di calcoli precisi: si tratta di distorsioni della nostra mente già studiate e classificate.

Può succedere che sovrastimiamo le nostre capacità di comprensione del quadro economico/finanziario, che selezioniamo solo poche informazioni – magari quelle più facili da reperire – oppure che ci rivolgiamo solo al mercato domestico perché pensiamo di conoscerlo meglio perdendo opportunità interessanti per creare maggiore valore. Tanto per citarvi qualche esempio.

Ma molto spesso è la paura che la fa da padrona.

Il periodo febbraio / marzo 2020, ovvero il manifestarsi della pandemia nella sua completa gravità, ha rappresentato un esempio lampante di quanto vi ho appena scritto: molte persone hanno deciso, andando in un’ottica di reattività, di vendere titoli e fondi o comunque asset azionari percepiti come rischiosi e soggetti a perdite non recuperabili.

Alla luce di quanto poi accaduto, le stesse persone hanno perso il successivo rialzo che ha poi evidenziato già alla fine dell’anno risultati piuttosto interessanti.

Prima di concludere, mi preme sottolineare un elemento culturale: è importante che impariamo a comprendere meglio quali sono gli atteggiamenti che ci condizionano in maniera pervadente, che impariamo a ascoltarci e a capire quale è il nostro livello di propensione al rischio: nei prossimi anni ci troveremo a affrontare scenari di tassi bassi (con rendimenti attesi degli strumenti a basso rischio piuttosto contenuti) e una più aperta accettazione del ‘fattore rischio’ (ragionato e calcolato) sarà pressoché indispensabile per estrarre valore dai nostri risparmi.

Non è un caso che i fondi pensione in generale adottino in modo preponderante questa filosofia, ci avevate mai pensato? Questo tipo di spostamento culturale è importante e un confronto con il nostro consulente ci aiuterà a ampliare la prospettiva e le possibili opzioni.

Claudio Cavallo