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La previdenza integrativa.

Il tema della previdenza integrativa – o complementare – non è recenteanzi!  

La legge istitutiva dei fondi pensione risale al 2005 e, comunemente, si identifica anche con l’espressione secondo pilastro in quanto indirizzata a integrare la previdenza base, obbligatoria, detta appunto primo pilastro. 

Esistono molteplici categorie di strumenti per avviare un percorso integrativo – fondi aperti, fondi chiusi, piani individuali, per citarne alcuni – ciascuno con caratteristiche proprie. 

Però, quello che vi propongo quest’oggi, è di focalizzarci sull’opportunità di una riflessione generale sull’argomento senza addentrarci in tecnicismi che poco servono se non abbiamo prima un quadro completo ad ampio spettro.  

Negli ultimi anni si sono visti uninfinità di dibattiti e di discussioni sui media mirati a sensibilizzare le persone a dotarsi di una seconda forma di pensione che sostenesse in prospettiva quella obbligatoriapersonalmente ritengo che non dovrebbero esserci dubbi sull’importanza di farlo. 

Guardando però alle statistiche mi rendo conto che, a livello culturale, la delicatezza e l’importanza del problema non sembra siano stati percepiti.  

Come altre società occidentali, anche in Italia si assiste a uno squilibrio che mina la sostenibilità nel tempo del nostro sistema pensionistico pubblico: ciò è dovuto a un insieme di fattori come l’allungarsi della vita media  pensate che si calcola una media di 20 anni una volta terminato l’impegno lavorativo  e, soprattutto, il rapporto sempre più sbilanciato fra popolazione attiva al lavoro e numero di pensionati. 

Non si tratta soltanto di garantirsi una dignitosa esistenza ma anche di continuare a sostenere dopo il proprio ritiro un tenore di vita non troppo dissimile da quello precedente. 

L’argomento è particolarmente pregnante per i più giovani che sono appena entrati (o stanno per) entrare nel mondo del lavoro: ecco, loro non potranno beneficiare delle condizioni favorevoli che hanno incontrato le generazioni precedenti (mi riferisco a assegni più consistenti a fronte di un numero di anni lavorati più basso).  

I giovani hanno però almeno il vantaggio del fattore tempo – ovvero molti anni di attività lavorativa in cui accantonare  e l’ausilio della gestione finanziaria quale elemento di accrescimento del montante finale che determinerà la prestazione pensionistica integrativa. 

Iniziare il più presto possibile un accantonamento – per quanto inizialmente anche molto contenuto – si rivelerà una strategia vincente: le differenti strumentazioni oggi disponibili prevedono anche agevolazioni fiscali, flessibilità lungo il percorso di accumulo nel caso di necessità sopravvenute e modalità di versamenti non impegnative e ben modulabili. 

Inoltre, anche la possibilità per un genitore di aprire una posizione cui subentreranno i figli in un momento successivo, il tutto beneficiando delle agevolazioni fiscali previste. 

Discorso un po’ diverso invece per chi si trova a metà percorso o in prossimità di terminare la propria carriera lavorativa: per chi avesse davanti un numero di anni compreso fra i 10 e i 15, ragionare su una qualche forma di accantonamento mantiene ancora tutto il suo sens(con versamenti un po’ più consistenti) magari adoperando un piano di accumulo capitale* vista la sua grande flessibilità e facilità di gestione.  

Ciò che dal mio punto di vista è imprescindibile è che, in qualunque fase della vita ci ritroviamo, buona regola è quella di avere una visione precisa del problema e dotarsi di una strategia: per esempio, volendo non ricorrere agli strumenti pensati per lo scopo specifico che sono principalmente ad appannaggio dei più giovani, si può pensare di dedicare una quota di risparmio vincolandola a questo scopo oppure immaginare di destinarvi il ricavato di immobili già in nostro possesso vendendoli o affittandoli. Tutte soluzioni sicuramente altrettanto interessanti e coerenti. 

Fondamentale è fare i conti con un problema che riveste unimportanza epocale e che pare venga troppo sovente sottovalutato forse causa della sua non immediata urgenza temporale? 

 

*Vi ricordate cos’è un piano di accumulo capitale (PAC)? Ne abbiamo parlato non molto tempo, ecco il link all’articolo completo: https://www.claudiocavallo.it/pac/. 

Claudio Cavallo